Per avviare l’attività di architetto libero professionista, successivamente all’avvenuta iscrizione nell’Ordine degli Architetti, è necessario aprire la partita IVA. Cerchiamo di capire come fare e quali sono i costi da sostenere.
Iniziamo col dire che l’apertura della partita IVA è gratuita, si può presentare fisicamente il modello AA9/12 direttamente in Agenzia delle Entrate, oppure chiedere a noi di aprirla senza costi aggiuntivi cliccando qui.
Il codice ATECO per Architetti
Ad ogni partita IVA va associato almeno un codice ATECO, ovvero il codice che identifica l’attività svolta.
Il codice ATECO per architetto è 71.11.00 (Attività degli studi di architettura) e consente:
- lo svolgimento di attività’ di consulenza in campo architettonico: progettazione di edifici e stesura dei progetti, pianificazione urbanistica e architettura del paesaggio
Ricordiamo che è necessario essere iscritti all’Ordine Professionale degli Architetti per poter esercitare tale professione.
Contributi previdenziali, Inarcassa
Ai fini previdenziali gli architetti sono tenuti ad iscriversi all’Inarcassa, che, a differenza della gestione separata, prevede un versamento minimo annuo. Vediamo come è composta la gestione:
- contributo soggettivo: viene calcolato in misura percentuale sul reddito professionale pari 14,5%. Il contributo minimo previsto, per l’anno 2019, è di 2.310€.
- contributo integrativo: è pari al 4% del volume di affari e deve essere inserito in tutte le fatture emesse a clienti italiani. Il contributo minimo integrativo, per il 2019 è pari a 685€.
- contributo di maternità/paternità: è pari a 60 euro, suddiviso in due rate.
L’Inarcassa prevede però delle agevolazioni per le partite IVA degli architetti neo-iscritti:
- contributo minimo soggettivo e integrativo ridotto a 1/3 per i primi cinque anni;
- contributo minimo soggettivo e integrativo ridotto a 1/3 entro i 35 anni di età e redditi fino a 46.250 euro.
Architetti, conviene il regime forfettario?
Il regime forfettario è un regime agevolato che prevede un’aliquota di imposta ridotta (5% per i primi 5 anni e 15% successivamente), al quale si può accedere se si fattura meno di 65.000 euro. Per saperne di più potete leggere questo articolo sul regime forfettario.
Il regime forfettario per gli architetti che rientrano nei limiti è quasi sempre il regime più vantaggioso, soprattutto se si deve aprire una nuova partita IVA o se si esercita la professione da meno di 5 anni.
Un’altra considerazione da fare sul regime forfettario per architetti è che il reddito sul quale calcolare le imposte corrisponde al 78% dei compensi incassati nell’anno, ma senza la possibilità di dedurre alcun costo o di detrarre l’IVA.
Infatti, in questo regime, l’architetto dovrà emettere fattura senza applicare l’IVA e senza applicare la ritenuta d’acconto, ma applicando il 4% di contributo integrativo Inarcassa.