L’aspetto fiscale è spesso trascurato da chi si approccia al trading online, ma in realtà è molto importante partire con il piede giusto per poter lavorare in serenità e con i giusti profitti.
Vediamo quindi come fare per essere in regola con il fisco quando ci si occupa di trading online.
La partita IVA è obbligatoria?
No, per il trading online la partita IVA non è obbligatoria. Questo però non vuol dire che i proventi e le perdite non debbano essere dichiarate, tutt’altro!
Anche senza partita IVA, infatti, i guadagni generati devono essere assoggettati ad un’imposta del 26%.
Chi paga le tasse e come?
E’ fondamentale, prima di cominciare a lavorare sui mercati finanziari, individuare intermediari riconosciuti e seri, per non incorrere in problemi fiscali se non addirittura vere e proprie truffe.
A seconda dell’intermediario utilizzato per fare trading online possiamo avere due differenti scenari:
- intermediari italiani: questi intermediari applicano direttamente la ritenuta d’imposta pari al 26% delle plusvalenze generate, accreditando l’importo già tassato sul conto del trader. In questo caso non è necessario fare alcuna dichiarazione dei redditi per questi proventi, in quanto sono già stati tassati.
- intermediari esteri: anche se qualcuno fa eccezione, questi intermediari nella maggior parte dei casi non applicano la ritenuta d’imposta sulle plusvalenze, obbligando il trader a dover fare la dichiarazione dei redditi per tassare i proventi generati al 26%.
Se l’intermediario è estero, inoltre, andrà compilato il quadro RW della dichiarazione dei redditi e pagata l’IVAFE, ovvero la corrispondente imposta di bollo che si paga sui conti in Italia.
Esiste, però, un’ulteriore tassa chiamata Tobin Tax, che si applica sugli strumenti finanziari posseduti alla fine di ogni giornata sottratti quelli del giorno precedente, ma solo nel caso di azioni di Società italiane quotate aventi capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro oppure di strumenti finanziari derivati o su mercati non regolamentati.
La Tobin Tax non si applica alle operazioni effettuate intraday (ovvero dove nello stesso giorno si acquista e vende il medesimo strumento finanziario).
Per esempio: Lunedì acquistiamo 1.000 euro di azioni (pagheremo la Tobin Tax su 1.000 euro), Martedì vendiamo 200 euro di azioni e ne acquistiamo altre 300 (pagheremo la Tobin Tax su 100 euro), Mercoledì vendiamo 500 euro di azioni (non pagheremo la Tobin Tax).
La Tobin Tax ammonta a:
- 0,10% per le azioni di Società italiane quotate aventi capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro;
- 0,20% per le azioni negoziate nei mercati cosiddetti “non regolamentati” (Over The Counter);
- misure fisse in base al valore del contratto nel caso di strumenti derivati.
Anche questa tassa nel caso di operazioni eseguite tramite intermediari italiani è versata direttamente da questi ultimi, altrimenti è necessario procedere alla trasmissione della dichiarazione FTT all’Agenzia delle Entrate.
Ove i broker utilizzati per le operazioni siano esteri è indispensabile chiedere sempre la certificazione delle operazioni effettuate, in modo da facilitare il compito di chi provvederà alla compilazione delle dichiarazioni.
E le minusvalenze (o perdite) come funzionano?
E’ matematico che ci siano operazioni che non vadano a buon fine nel trading online, quindi è bene sapere come funzionano le minusvalenze generate.
Le minusvalenze posso essere portate in diminuzione delle plusvalenze generate da altre operazioni successivamente effettuate, abbassando (o azzerando se superiori) le tasse da pagare su queste ultime operazioni.
Le minusvalenze possono essere riportate per un massimo di 4 anni, passati i quali si perderanno. Se si utilizza un intermediario italiano per operare, sarà lui stesso a monitorare plusvalenze e minusvalenze (ovvero il così detto zainetto fiscale) e provvederà in autonomia alla compensazione.
INPS per il Tading Online
Finalmente arrivano le belle notizie.
Per tutti i soggetti che decidono di non aprire la partita IVA per fare trading online non è dovuta alcuna contribuzione INPS.
Al contrario, se si dovesse decidere di aprire la partita IVA come persona fisica è bene considerare che i contributi INPS sarebbero da versare.